La prima mostra è “Museum Making” di Giovanni Hänninen e scaturisce in modo naturale dal progetto di restauro. Il fotografo ha infatti documentato tutte le fasi salienti del recupero architettonico di questo luogo.
La prima mostra è “Museum Making” di Giovanni Hänninen e scaturisce in modo naturale dal progetto di restauro. Il fotografo ha infatti documentato tutte le fasi salienti del recupero architettonico di questo luogo.
Fotografie di Giovanni Hänninen
A cura di VITALI STUDIO
È importante circondarsi di persone che vanno in bicicletta, chi a comprare il pane chi in cima al Passo dello Stelvio. Giovanni Hänninen è una di queste.
Il 6 agosto 2024 Giovanni arriva a Bellano per fotografare il cantiere di San Nicolao, ma nella sua auto, oltre che la strumentazione fotografica, c’è una bicicletta da corsa.
Una volta dentro l’edificio assembla meticolosamente la camera, gli obiettivi, l’iPad e il treppiedi sotto gli sguardi stanchi e impolverati dei carpentieri metallici. Spiega come elementi architettonici di spazi distinti e origini miste siano necessari per comporre una cornice all’interno della scena,
come se la cornice stessa fosse il soggetto della foto e non quello che racchiude. Racconta come la luce si muova diversamente dalla prima campata rispetto alla seconda, a meno che il saldatore non intervenga con una fontana di luce d’acciaio. Mostra come un foglio stropicciato di carta velina a
mezz’aria tra due affreschi e un pilastro consenta alla materia pesante e stopposa di lievitare. Alza il cavalletto a un’altezza troppo alta per essere umana e troppo bassa per essere in volo, biforcando lo spazio fotografico in verticale e concentrandosi sulle relazioni dei fili vicino ai fili, del giallo vicino al
rosso, di un volto affrescato vicino a una bolla da cantiere.
Dentro a quest’onda di scatti lenti e gentili Giovanni domanda curioso quale relazione leghi lo spazio architettonico con la storia cronologica dell’edificio.
Qual è il legame tra lo spazio e il tempo? Giovanni non si riferisce solo a San Nicolao, la domanda è aperta e così visibile nelle sue fotografie.
Torna in mente che la bicicletta e la macchina fotografica rispondono entrambe a un principio fisico tra i più noti ed esaltanti, la velocità, nient’altro che la relazione tra lo spazio ed il tempo. Se spazio e tempo non si muovono bisogna pur inventare il modo per farlo, così da produrre aria e luce. Allora è
come nella musica, si inizia a intrecciare una rete di relazioni tra i suoni, tra le note, tra gli spazi e tra i tempi. Come nella musica, come nella fotografia, come nella bicicletta. Non ci sarebbe da stupirsi se Giovanni suonasse la batteria. Leggendo il libro Per Qualcuno può essere lo spazio, si ha la sensazione che Ettore Sottsass, architetto, designer e fotografo italiano, stia descrivendo le fotografie di Giovanni “Esiste una materia pesante e stopposa da lievitare: questo è il problema. Il problema è darle forma, come si dice, darle senso, pigliarla da sotto e alzarla per aria e darle un movimento stupefacente e
impreveduto. Questa è l’arte.”
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