Chiesa di Santa Marta

La chiesa del Compianto

Proprio nel cuore del borgo antico la chiesa di Santa Marta, prospetta sulla piazzetta della prepositurale dei Santi Nazaro e Celso. L’impianto svela chiaramente le origini dell’edificio che fu eretto in forma d’oratorio già in età basso medievale e fu a lungo sede di una Confraternita di penitenti laici detta ‘dei disciplini’, particolarmente dedita alla riflessione e meditazione sulla Passione e morte di Cristo. Le rigide regole seguite dai 74 membri della Confraternita furono redatte da Carlo Borromeo nella seconda metà del Cinquecento ed erano fortemente improntate sulla penitenza, tanto da prevedere l’autoflagellazione.

Ubicazione Chiesa di Santa Marta

La piccola chiesa, nonostante i vistosi rifacimenti operati nel corso dei secoli, si presenta con un impianto tardo-gotico, con belle archeggiature in cotto sulla porta d’ingresso e una considerevole decorazione sulla cupola con tamburo ottagonale, risalente al 1582. L’interno è a unica navata e ha in gran parte perso l’originaria struttura presentandosi con un sapore chiaramente riferito al tardo barocco e al rococò. Da menzionare la grande pala seicentesca d’ignoto maestro, dell’altare maggiore, che raffigura La visita di Gesù alle sorelle Marta e Maria ai cui lati risaltano le figure dei Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista. Degni di nota, sulle pareti del presbiterio, dipinti coevi che narrano episodi della vita della Santa titolare. Nel fianco sinistro della navata, nella cappella del Santo Sepolcro, un inatteso capolavoro del tardo Quattrocento lombardo. Si tratta di un gruppo scultoreo ligneo, composto da ben otto statue dipinte, il Compianto sul Cristo morto o Lamentatio, opera uscita dal magistrale scalpello di Giovanni Angelo del Maino. Di rilievo anche uno stendardo ricamato in filo d’oro e raffigurante il Trionfo della Morte, riprodotto dal pittore Giancarlo Vitali ed esposto nel 2017 a Milano, a Casa Manzoni, in una delle quattro mostre antologiche dedicate all’opera dell’artista.

 

Il compianto sul Cristo Morto

Il corpo del Cristo in una fissa, mortale rigidità, lo strazio tutto umano di Maria, colta nell’attimo di un incosciente deliquio; il dolore dimentico della Maddalena che con la sua prende la mano del Cristo, quasi a volerla baciare un’ultima volta. Poi le altre figure, quella di Giovanni apostolo, in piedi a sinistra e di Giuseppe d’Arimatea in piedi a destra, atterrito in una composta, virile partecipazione. Un capolavoro questo che nella angolosa asprezza del legno trova ulteriori motivi di verità e dramma, consegnandoci una testimonianza non mediata di puro umanissimo dolore. Un gruppo di otto statue in legno policromo, realizzate da Giovanni Angelo Del Maino, esponente di spicco della scultura lignea del Ducato di Milano fra la fine del Quattrocento e primi decenni del secolo seguente. Per la sua importanza l’opera è stata richiesta dal Louvre per la grande mostra dedicata alla scultura italiana del’500 nella primavera del 2020.

Altri luoghi

Panoramica privacy

Questo sito web utilizza i cookie per consentirci di fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie vengono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.