Un’indagine sull’oscurità, sulle sue sorprese e i suoi fantasmi. È un omaggio all’Orrido come luogo fisico e paesaggio dell’anima, ma anche un’escursione mentale sulle zone d’ombra e gli oggetti abbandonati o dimenticati che riaffiorano a nuova vita con sembianze diverse rispetto a ciò che erano e alle ragioni per le quali sono stati creati. La suggestione s’ispira al movimento di un rivolo d’acqua quando oltrepassa uno scalino di roccia e diventa cascata. Dal mistero dell’erosione carsica e dall’insistente lavoro di scavo che l’acqua fa sulla pietra. La mostra nasce dalla scoperta di un nucleo di venticinque opere che Gianni Maimeri (1884-1951) dipinse fra il 1906 e 1910 rinchiudendosi fra le gole di un Orrido. Sono dipinti mai esposti al pubblico e per la prima volta visibili nel loro insieme. Sulla parete opposta della grande sala, è allestito un estratto dal ciclo Gypsoteca di Agostino Iacurci, dalle finestre del Circolo appare in giardino il non finito abbandonato ovvero i detriti di alcune importanti sculture realizzate presso la Fonderia Artistica Battaglia, storica officina del bronzo dalla quale sono passati i più celebri scultori italiani del Ventesimo Secolo. Un grande tappeto blu, simbolo della cascata, ‘sgorga’ dalla scala barocca del Circolo e si riversa sulla contrada, invadendola. Al centro dell’atrio, uno smisurato orecchio giallo, opera di Agostino Iacurci, diventa simbolo metafisico, in ascolto degli echi dell’Orrido.